Eliminare notizie da internet, leggi questi provvedimenti del Garante

Al giorno d’oggi, possiamo tutelare la nostra reputazione online grazie al diritto all’oblio, che prevede di eliminare notizie da internet o, in alternativa, richiedere la loro deindicizzazione. I criteri secondo i quali è possibile appellarsi al diritto all’oblio sono diversi. Nel caso in cui i contenuti dovessero riguardare dei crimini, vicende giudiziarie o condanne ancora in corso, la decisione se rimuovere o meno un contenuto diventa più complicata.

I provvedimenti del Garante della Privacy italiano

Relativamente al diritto all’oblio e alla rimozione contenuti obsoleti Google, in quest’articolo vi parleremo di alcuni recenti provvedimenti emessi dal Garante Privacy italiano.

Provvedimento del 20 luglio 2017

Nel provvedimentodel 20 luglio 2017, una donna ha chiesto a Google di eliminare dei link rinvenibili sul motore di ricerca Google mediante l’inserimento di chiavi di ricerca composte a partire dal proprio nome e cognome. Questi, infatti, erano collegati a siti per adulti contenenti, appunto, il suo nominativo. Inoltre, è stata richiesta al motore di ricerca la liquidazione di tutte le spese del procedimento.

Secondo la reclamante, la diffusione dei suoi dati personali sarebbe illecita, non sussistendo alcun collegamento fra tali siti e l’attività da lei svolta nel settore della comunicazione per organizzazioni no profit. Google, in base a quanto comunicato dalla reclamante, ha dichiarato di aver rimosso tutte le URL.

Per quanto riguarda la liquidazione delle spese, il Garante Privacy ha stabilito che: “l’ammontare delle spese del presente procedimento nella misura forfettaria di euro 500,00, di cui euro 200,00 da addebitarsi al titolare del trattamento, che dovrà liquidare direttamente a favore della ricorrente“.

Provvedimento del 1° febbraio 2018

Nel provvedimento del 1° febbraio 2018, invece, un cittadino ha chiesto a Google la rimozione di una notizia dal motore di ricerca, in quanto reperibile in associazione al proprio nome e cognome e riconducibile ad un articolo pubblicato nel 2014 sul sito http://www.lintraprendente.it/cgi-sys/suspendedpage.cgi. Inoltre, l’interessato chiedeva la liquidazione in proprio favore delle spese del procedimento.

Il reclamante ha specificato che, nell’ambito di uno dei commenti trovati all’interno dell’articolo, gli sarebbero stati attribuiti “fatti e circostanze assolutamente false e prive di fondamento“. In questo caso, veniva identificato come proprietario dell’immobile locato ad un noto politico, vicenda in relazione alla quale era stata avviata un’indagine dalla Procura della Repubblica di Roma, in seguito archiviata.

Con una nota data 10 gennaio 2018, Google ha comunicato di aver accolto la richiesta di cancellazione della notizia dal web, ma di non voler provvedere al pagamento del ricorso. Anche in questo caso, il Garante Privacy ha parzialmente accolto il ricorso del reclamante, determinando l’ammontare delle spese del presente procedimento nella misura forfettaria di euro 500,00, di cui euro 200,00 da addebitare al motore di ricerca.