Il progressivo abbandono della carta stampata in favore del web, ha posto l’attenzione di milioni di utenti su un quesito: come poter rimuovere le notizie dei giornali da internetE’ del tutto evidente che l’approdo online dell’attività giornalistica ha modificato gli assetti di tutela previsti per l’esercizio dei diritti connessi alla reputazione personale online e, più in generale, all’immagine, in considerazione della capacità del web di raggiungere un numero potenzialmente illimitato di lettori (a fronte invece della ben più limitata forza comunicativa della copia cartacea di un quotidiano). Tra le conseguenze sgradevoli dell’essere coinvolti in fatti di cronaca vi rientra a pieno titolo quella di diventare oggetto di attenzione da parte della stampa: quando però le notizie non sono veritiere, come fare per ottenere la rimozione di un articolo diffamatorio da Google?

Innanzitutto, occorre fare una breve premessa sulle leggi applicabili in questi casi, così da comprendere meglio quali siano gli strumenti di tutela previsti a livello normativo nelle ipotesi di diffamazione a mezzo stampa. Il Legislatore europeo ha provveduto a disciplinare la materia della protezione dei dati personali attraverso il Regolamento UE/679/2016 (meglio conosciuto con l’acronimo inglese G.D.P.R., General Data Protection Regulation), prevedendo disposizioni specifiche per la tutela dell’immagine e della reputazione personale degli utenti in rete. In particolare, ai sensi dell’articolo 17 G.D.P.R. l’interessato (colui a cui i dati si riferiscono) può esercitare il Diritto all’oblio, ovvero chiedere di cancellare le notizie da internet qualora il trattamento dei dati sia illegittimo e contrario alle disposizioni di legge.

Per ottenere la rimozione di un articolo diffamatorio da Google è quindi necessario che sussistano i requisiti di legge previsti per il valido esercizio del diritto alla cancellazione dei dati personali dal web: in poche parole, l’articolo giornalistico deve riportare notizie false, non aggiornate ai successivi fatti di cronaca (si pensi ad esempio ad una news relativa all’arresto di un soggetto, in seguito scarcerato) o, comunque, obsolete (perchè riferite a vicende non aventi più alcuna rilevanza mediatica). In merito al carattere obsoleto di una notizia, questo può ravvisarsi quando vengano trattati non soltanto fatti di cronaca non più rilevanti per la comunità (locale o nazionale che sia) ma anche quelli ormai risalenti nel tempo, per i quali l’obsolescenza è in re ipsa: su quest’ultimo aspetto, il Legislatore ha volutamente evitato di prendere una posizione chiara sul lasso di tempo necessario per poter considerare “vecchia” una notizia, lasciando questo arduo compito agli interpreti nazionali (sul punto, in Italia si attende da mesi la pronuncia delle Sezioni Unite della Suprema Corte di Cassazione, cui è stata demandata la questione lo scorso novembre). In presenza dei presupposti di legge, come fare quindi per assicurarsi la rimozione di un articolo diffamatorio da Google?

Prima di tutto, occorre inviare la richiesta di rimozione di risultati di ricerca ai sensi della legislazione europea direttamente a Google (dallo scorso gennaio il Titolare del trattamento è Google LLC con sede in Irlanda), attraverso la compilazione di un apposito form preimpostato, disponibile nella Privacy Policy del motore di ricerca; Google chiede all’interessato di fornire il proprio nominativo e i documenti attestanti la sua identità (al fine accertare la corrispondenza tra richiedente e dati trattati), di indicare la query di ricerca (ovvero il criterio inserito nella barra di ricerca Google) a cui sono collegati i risultati da rimuovere e gli URL specifici di cui si richiede la cancellazione. E’ prevista altresì la possibilità di farsi assistere da un legale nella presentazione della domanda di cancellazione dai risultati di ricerca: in tal caso, l’avvocato nominato dovrà allegare valida procura e il documento d’identità dell’interessato. Una volta inoltrata la richiesta, Google elaborerà una mail automatica di presa in carico della pratica, cui seguirà (di norma dopo un paio di settimane) la risposta vera e propria con l’esito finale; in caso di accoglimento della richiesta, Google provvederà a deindicizzare gli URL segnalati, i quali non saranno più rintracciabili tra i risultati di ricerca correlati al nominativo dell’interessato. Nell’ipotesi contraria (eventualità piuttosto frequente), l’interessato potrà rivolgersi all’Autorità Garante per la protezione dei dati personali per la tutela dei diritti negati in materia di privacy e protezione dei dati personali o, in alternativa, all’Autorità giudiziaria competente, cui potrà altresì chiedere il risarcimento degli eventuali danni subiti.