Diritto all’Oblio Google: Legge Bavaglio nel 2018?

Il web continua ad acquisire ogni giorno un maggiore potere, tanto da spaventare – e non poco – anche i più potenti. Ecco perché non è la prima volta che si sente parlare di un tentativo di “bavaglio”: idee del Parlamento e proposte di legge in grado di “tappare la bocca” alle notizie sul web. Se ne era già parlato in Senato quattro anni fa, quando una norma era stata introdotta nella legge sulla diffamazione e, dopo molte polemiche, era stata soppressa lasciando non pochi politici con l’amaro in bocca, tanto che l’ex Garante della privacy Stefano Rodotà aveva definito il provvedimento “un pericolo per la democrazia”. La proposta nasce per combattere le difficoltà che i cittadini incontrano per richiedere il Diritto all’Oblio su Google nei confronti di blog e “fake news”: cancellare notizie finte da Google è molto difficile.

Oggi, in Senato si torna a parlare della stessa idea, con un emendamento firmato dalla senatrice Pd Rosanna Filippin, che propone un testo identico al precedente, in cui a cambiare è il destinatario della richiesta: prima il giudice, adesso il Garante della privacy. Nel testo si legge: “Fermo restando il diritto di ottenere la rettifica o l’aggiornamento delle informazioni contenute nell’articolo ritenuto lesivo dei propri diritti, l’interessato può avanzare al titolare del trattamento, ivi compreso il gestore del motore di ricerca, motivata richiesta di eliminazione o di sottrazione all’indicizzazione dei contenuti diffamatori o comunque dei dati personali trattati in violazione di legge”.

Per smentire una notizia, dunque, non sarebbe più sufficiente il diritto di rettifica, ma sarà necessario cancellarla del tutto, non solo dal sito web che l’ha pubblicata, ma anche dai motori di ricerca e da ogni archivio digitale (nuovo Diritto all’Oblio 2018). L’obiettivo del “bavaglio” resta quindi quello di cancellare dal web un’informazione non gradita. Quello che cambia rispetto alla proposta di quattro anni fa è che adesso, nella procedura, verrebbe meno uno step forse fondamentale: stabilire in tribunale se la notizia sia falsa o meno. Anche in questo caso, perciò, non mancano le polemiche, per quella che si prospetta essere una legge al pari della censura preventiva, che rischia di avere un forte impatto sulla libertà di espressione e – chi lo sa – sul funzionamento dell’Autorità Garante della privacy.

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