Lo scorso marzo del 2016 il Cnil, Autorità francese indipendente che si occupa della tutela della privacy (simile al nostro Garante della Privacy) ha condannato Google ad una multa di circa 100mila Euro, obbligandolo ad applicare il diritto all’oblio non solo sul territorio francese, ma sull’intero territorio mondiale. Il diritto all’oblio è stato stabilito da una sentenza della Corte di Giustizia Europea del 2014, che dà il diritto di richiedere la cancellazione dei link correlati ad alcune notizie, che sono lesive per la reputazione e l’immagine dell’individuo interessato. Secondo il parere dell’Autorità francese Cnil, il motore di ricerca Google qualora applicasse il diritto all’oblio, dovrebbe estenderlo in tutto il mondo, e non solo in Europa.
Al contrario, Google invece ritiene che non sia possibile deindicizzare in tutto il territorio mondiale i link relativi alle notizie, poiché non tutti i paesi attuano una giurisprudenza sul diritto all’oblio. Infatti, sono solo alcuni, i paesi europei che hanno ritenuto di poter concedere al cittadino di richiedere la rimozione dei propri dati personali dai motori di ricerca. Ecco perché Google ha ritenuto di presentare ricorso davanti alla Corte di Giustizia Europea, la quale dovrà prendere una decisione molto importante in merito alla cancellazione dei dati personali dal web, stabilendo quanto si possa estendere la tutela della privacy dell’individuo (Diritto all’Oblio). La Cnil infatti specifica che, nel momento in cui gli articoli non venissero rimossi interamente dall’intero web, gli utenti più esperti in materia di Internet, potrebbero reperire molto facilmente le notizie, modificando semplicemente il dominio nazionale di Google, accedendo in questo modo alle notizie rimosse da quel dominio.
In merito alla vicenda, Kent Walker – Senior Vice President e General Counsel di Google – ha espresso quello che è l’obiettivo dell’azienda, la quale mira al corretto esercizio dei diritti da parte di tutti i cittadini del mondo, che oltre a poter tutelare la propria privacy, hanno d’altra parte il pieno diritto ad accedere alle informazioni, in quanto vige la “libertà di informazione”. Kent Walker infatti si esprime a riguardo, affermando: “Abbiamo recentemente ampliato il nostro approccio, restringendo l’accesso ai link deindicizzati su tutti i servizi di ricerca Google visibili dal Paese della persona che ha effettuato la richiesta. – spiega Walker, – Rimuoviamo i link dai risultati di ricerca anche sugli altri domini Europei, […] ciò significa che se un utente in Francia effettua una ricerca su una persona per cui abbiamo deindicizzato un link per il diritto all’oblio, quell’utente non vedrà il link nei servizi ricerca di Google da nessuna parte – indipendentemente dal dominio che userà. Chiunque fuori dall’Europa, dove non esiste alcuna legge sul diritto all’oblio, continuerà invece a vedere quel link tra le risposte a quella stessa ricerca su tutti i domini non Europei”.
Google per le sue politiche di servizio ritiene di fondamentale importanza saper bilanciare due diritti fondamentali, rispettivamente il diritto alla privacy del singolo individuo (che si tramuta in diritto all’oblio) e d’altra parte, in opposizione, il diritto del pubblico ad accedere alle notizie presenti sul web, ovvero il diritto di informazione.