La Cyber Security in Italia

Questo fine settimana il quotidiano Repubblica ha riportato la notizia per la quale degli hacker russi, mesi addietro, avessero attaccato i sistemi informatici dell’Aeronautica militare italiana, per cercare di raggiungere le informazioni segrete sugli F35. Quest’ultimo è un velivolo da combattimento prodotto da Finmeccanica con la collaborazione del Regno Unito e degli Stati Uniti d’America. E’ uno dei caccia multiruolo più efficaci in ambito dell’aeronautica militare, e diverse potenze mondiali “invidiano” questo velivolo militare i cui costi di produzione sono stimati in circa 40 miliardi di dollari.

Il tentativo di intrusione da parte degli hacker russi è di tipo “cyber spionaggio”: attraverso una azione combinata di tentativi di accesso ad un server, gli hacker hanno cercato di raggiungere i file contenenti le informazioni archiviate da parte dell’Aeronautica militare. La notizia è rimbalzata sulle prime pagine dei giornali anche grazie alla rilevanza che la cyber security ha avuto prima, durante e dopo le elezioni americane di Donald Trump. Sempre ad opera dei russi, sono stati riscontrati diversi tentativi di intrusione a danno del “tycoon” americano, al punto che il Governo a stelle e strisce ha inserito la sicurezza informatica nella lista delle priorità, insieme alla lotta terrorismo e a una nuova politica di centralizzazione degli organi federali.

In Italia, il presidente della commissione Difesa al Senato Nicola Latorre ha dichiarato a mezzo stampa che “i vertici militari ci assicurano che la parte più sensibile delle informazioni non è stata toccata”, e che “possiamo dire senza timore che il nostro livello di sicurezza ha tenuto, impedendo un’offensiva che avrebbe potuto creare gravi conseguenze”. I motivi di preoccupazione restano, ma il nostro Paese da tempo ormai si distingue per le sue misure di sicurezza informatica in campo militare.

Diversa è la questione della “cyber security” in ambito civile. Gli italiani sono tra i primi consumatori al mondo delle piattaforme di navigazione Internet più popolari, come Google, Facebook, Youtube, Whatsapp. Queste piattaforme forniscono misure di sicurezza importanti per la tutela dei dati personali su Internet e mettono i loro utenti nelle condizioni di poter navigare in sicurezza. Un basso tasso di educazione nei confronti dei reati informatici, però, ci espone ugualmente contro reati di tipo spymail, hacking e phishing.

Si trattano di reati attraverso i quali ci vengono rubati dati e informazioni personali dal browser o dai dispositivi di navigazione; gli obiettivi di questi reati, sono quelli di conoscere i nostri comportamenti per perfezionare le azioni di furto degli account di posta elettronica, di account Paypal e di carte di credito e conti correnti online.

Utilizziamo con una certa superficialità mezzi di navigazione come le email o Whatsapp, che possono trasmettere file o “script” (righe di codice) capaci di agire all’interno dei nostri computer e dei nostri telefonini. Per salvarsi dagli hacker bisogna conoscere bene le tendenze dei loro comportamenti criminali. La diffidenza nei confronti di email e di contatti che non conosciamo deve essere la prima misura preventiva nei confronti degli hacker, anche se, attraverso virus dedicati, è possibile che siano i nostri stessi contatti a farsi portatori dell’attacco hacker. Ciò a livello aziendale, non solo che civile, provoca molti danni ed espone le aziende ad altissimi rischi di furti di informazioni aziendali. Frequentare corsi di formazione in sicurezza informatica o rivolgersi ad un partner informatico esperto in sicurezza e prevenzione dei reati informatici è consigliato a tutti i privati e alle aziende che svolgono buona parte della loro vita lavorativa attraverso email, siti Internet e social network.

LINK UTILE: Art. 615 Codice Penale Italiano Accesso abusivo a un sistema informatico

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