Nelle ultime settimane in Senato si è ampiamente dibattuto in merito alla proposta di emendamento sulla legge bipartisan riguardo possibili tutele per prevenire la diffamazione su Internet. In tal senso, si fa riferimento alla sentenza diritto all’oblio che dà all’utente vittima di diffamazione la possibilità di essere dimenticato dal web, ovvero di poter procedere con la rimozione dei propri dati personali dal web. Il fattore su cui la politica sta riflettendo riguarda la comprensione e la valutazione di “misure a tutela del soggetto diffamato o del soggetto leso nell’onore o nella reputazione“. Il Ddl che è stato presentato al Senato qualche settimana fa, rappresenta tutt’oggi oggetto di discussione, tanto che si recentemente espressa Rosanna Filippin relatrice del Pd, affermando che nonostante ci sia una quasi totale approvazione (ad esclusione del Movimento 5 Stelle) ad oggi ancora la politica italiana non si ritiene pronta completamente ad emettere una sintesi completa su quella che dovrà diventare una futura norma. Come lei stessa spiega, ciò avviene perché tale ddl in merito alla diffamazione su Internet, rappresenta oltre che un fattore politico, qualcosa di assolutamente tecnico, che va risolto non solo attraverso componenti legali.
In tal senso si evince come il Governo italiano ancora sta riflettendo sulle procedure da mettere in pratica riguardo la rimozione dei contenuti diffamatori e le relative punizioni per chi non rispetta tali norme. Sebbene a livello nazionale, ancora non esiste una legge precisa che governa tali comportamenti, a livello europeo la sentenza diritto allìoblio è già presente dal maggio 2014, quando la Suprema Corte di Giustizia europea ha concesso all’individuo il diritto di poter richiedere la cancellazione, l’indicizzazione e la memorizzazione dei suoi dati personali, e delle informazioni ad essi connesse, dai motori di ricerca. Ciò significa che il cittadino -ove possibile- qualora fosse stato oggetto di cronaca, può richiedere successivamente ai titolari delle pagine in cui sono contenuti i suoi dati personali, la rimozione di questi, affinché non siano più visibili dagli altri utenti. La sentenza diritto all’oblio fa sì che un utente possa richiedere di eliminare tutti quei contenuti negativi che rovinano drasticamente la sua reputazione.
Sebbene la sentenza diritto allìoblio a livello europeo è già in atto da diversi anni e costituisce un’importante evoluzione per il cittadino che vuole essere “dimenticato dal web”, a livello di giurisprudenza italiana è ancora in corso la proposta di emendamento bipartisan, che garantirebbe una corretta diffusione delle notizie che circolano sul web e una tutela maggiore a livello di privacy. Ciò sarebbe assolutamente utile soprattutto per quanto riguarda il fenomeno delle fake news, che è una situazione ormai costante in rete. Le fake news, come vengono definite in Italia, le “notizie bufala” sono notizie che vengono scritte appositamente per creare scalpore e per fare il giro del web in pochissimo tempo. Questo punto è stato oggetto di discussione per il Ddl bipartisan con lo scopo di punire chiunque scriva in rete notizie non veritiere, che conducono ad un’informazione distorta della realtà. Si attende dunque la decisione del Governo italiano affinché si possa stabilire con esattezza diritti e doveri, da parte dei cittadini e da parte di tutti quegli utenti e quei siti, che scrivono notizie sul web, e che spesso violano il diritto alla riservatezza dell’individuo.