Garante Privacy: Diritto all’Oblio vs Diritto di Cronaca

E’ emergenza Privacy: negli ultimi mesi si è registrato un aumento esponenziale del numero di attacchi informatici ai danni delle persone fisiche e dei loro dati personali in rete. Nella sua relazione annuale al Parlamento, il Garante per la Privacy Antonello Soro ha posto l’attenzione sui dati allarmanti registrati dall’Autorità preposta, in Italia, alla Protezione dei dati personali: nel solo mese di maggio sono stati segnalati più di 140 attacchi in rete, con un aumento del 500% delle comunicazioni di data breach ai danni di centinaia di migliaia di italiani. Il quadro così delineato rende pertanto necessario perseguire concretamente dei sistemi di tutela che possano garantire un’effettiva applicazione della nuova normativa europea, dettata dall’ormai rinomato Regolamento UE/679/2016 (meglio noto come G.D.P.R., General Data Protection Regulation) in materia di protezione dei dati personali, la cui disciplina deve ritenersi operativa anche nei confronti di quelli trattati esclusivamente su internet.

Il Garante ha infatti precisato che nel corso del 2017 sono stati adottati 573 provvedimenti collegiali ed è stato fornito un riscontro a più di 6.000 quesiti, reclami e/o segnalazioni inviate all’Autorità dai cittadini aventi diritto, in materia, ad esempio, di marketing telefonico e pubblicità aggressiva, di recupero crediti e degli strumenti adottati dalle Società per rintracciare i debitori o, ancora, di giornalismo e rapporti con il diritto di cronaca.

Sono state anche moltissime le segnalazioni alle Autorità competenti per violazione di legge: muovendo dalle denunce penali, il maggior numero di violazioni sono state però riscontrate a livello amministrativo: più di 400 contestazioni accertate, relative soprattutto all’illecito trattamento dei dati personali degli utenti (o a fini commerciali e, quindi, connessi ad attività di telemarketing selvaggio, o ad opera della P.A.) per l’omessa o inadeguata informativa sul trattamento dei loro dati personali o, ancora, per la mancata adozione delle misure di sicurezza richieste ex legeSebbene questi dati possano apparire incoraggianti, in realtà la mole di lavoro che ogni giorno investe l’Autorità per la protezione dei dati sul web rappresenta invero un campanello d’allarme dell’attuale situazione italiana in materia di Privacy. L’adeguamento al GDPR è ancora lontano dall’essere materialmente compiuto, e i singoli utenti incontrano ad oggi enormi difficoltà nel far valere i propri diritti in materia, soprattutto relativamente al Diritto all’oblio.

In ambito giornalistico-editoriale, ad esempio, il diritto del privato cittadino ad essere dimenticato deve essere contemperato con il diritto di cronaca – di pari rango costituzionale – il quale può prevalere a seconda degli elementi propri del caso concreto (l’interesse pubblico o l’attualità della notizia sono alcuni dei presupposti da valutare nel giudizio di bilanciamento); ciò comporta che in determinati casi, quando prevalga l’interesse della collettività a conoscere di determinati fatti aventi una qualsivoglia rilevanza pubblica, il diritto alla reputazione ed all’immagine del singolo dovrà soccombere.

L’enunciazione di principio purtroppo non coincide sempre con la realtà: sono molti – troppi – i casi in cui i diritti costituzionalmente garantiti dei privati cittadini vengono oppressi in ragione di un superiore “interesse pubblico”, senza che in concreto sussistano ragioni valide per tale prevalenza. Sarà pertanto compito del Garante – e del Legislatore in sede di stesura del Decreto attuativo del GDPR – fornire dei chiari ed imparziali criteri per un legittimo bilanciamento tra i diritti in gioco.

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