Sei stato condannato? Puoi cancellare notizie da Google

Se sei stato coinvolto e condannato in merito ad una vicenda penale puoi, grazie al diritto all’oblio, chiedere a Google di cancellare dal web la notizia e di cancellare notizie da Google, a patto che sei stato riabilitato penalmente. Vediamo cosa significa e, a tal proposito, come si è pronunciato il Garante Privacy in una delle ultime sentenze.

Cos’è e come funziona la riabilitazione penale

La riabilitazione penale è un istituto di diritto sostanziale che è stato annoverato tra le cause estintive della pena ed è disciplinato al codice penale in base agli articoli 178-181. Lo scopo della riabilitazione è quello di favorire la reintegrazione dell’interessato nella posizione giuridica goduta fino alla pronuncia della sentenza di condanna. Come? Tramite la rimozione delle conseguenze penali diverse dalla pena principale, le quali costituiscono un ostacolo per lo svolgimento dell’attività dell’individuo.

Si tratta, in pratica, di una causa di estinzione delle pene accessorie e di quelli che sono gli effetti penali della condanna, caratterizzati da una funzione premiale e promozionale. La riabilitazione penale può essere richiesta dal soggetto che ha già riportato condanna con sentenza irrevocabile o un altro analogo provvedimento esecutivo, quando sia decorso, dal momento di conclusione dell’espiazione della pena detentiva, dal pagamento effettivo della pena pecuniaria ed in relazione al tempo minimo prescritto dalla legge.

Il condannato, in questo stesso arco temporale, deve aver dato prova di sicuro ravvedimento sì da palesare una scelta di revisione critica del proprio trascorso criminale. È grazie alla riabilitazione che gli individui condannati possono ottenere la reintegrazione della capacità giuridica lesa dalla sentenza di condanna.

Il provvedimento del Garante

Se sei stato condannato, la permanenza in rete della notizia di cronaca che ti riguarda può rappresentare un ostacolo per il tuo reinserimento. La legge ci dice che il diritto all’oblio deve essere riconosciuto anche a chi, a seguito di una condanna, è stato riabilitato. A ribadire questo concetto ci ha pensato il Garante Privacy in un recente provvedimento, ordinando a Google di rimuovere alcuni URL collegati ad una vicenda giudiziaria non più rappresentativa della situazione attuale di un imprenditore.

Il reclamante, dopo aver provato (invano) di far deindicizzare le pagine direttamente al motore di ricerca, si è visto costretto a presentare un reclamo al Garante per far valere le proprie ragioni. In particolare lamentava il pregiudizio derivante la propria reputazione professionale e personale, dalla permanenza in rete di informazioni non aggiornate ed obsolete. La richiesta di rimozione contenuti obsoleti Google, come anticipato, era inerente un paio di link, reperibili digitando il proprio nominativo, collegati ad una vicenda giudiziaria che lo vedeva coinvolto nel 2007, conclusa poi con la pronuncia della sua condanna nel 2010.

Negli articoli, però, non c’era nessuna traccia della riabilitazione chiesta ed ottenuta a distanza di tre anni, nel 2013. È proprio per questo motivo che il Garante ha giudicato fondato il reclamo, ritenendo che il trattamento dei dati realizzato tramite la reperibilità della notizia ha determinato un impatto del tutto sproporzionato sui diritti dell’interessato. La permanenza delle informazioni giudiziarie non aggiornate, infatti, non è in linea con i principi in base alla quale è stata istituita la riabilitazione.

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