Uno dei fattori che può incidere maggiormente nelle relazioni tra individui, aziende ma anche nazioni è la reputazione. Viviamo in una società che ormai è connessa 24 ore su 24 e 7 giorni su sette ed è per questo che bisogna saper sia gestire che curare la propria reputazione online in modo efficace.
Cos’è la reputazione online
La reputazione online è la reputazione che un individuo, un’azienda, un brand, ma anche un semplice prodotto ha sulla rete, ed è formata da tutto ciò che viene detto e condiviso su internet. In pratica per web reputation si intende ciò che si dice di noi sul web. La web reputation aziendale non è altro che la reputazione di un’azienda, mentre per web reputation personale si intende la reputazione online di un singolo soggetto. Una delle fonti più spinose, che può incidere maggiormente sulla reputazione online di un soggetto è il database di profilazione bancaria. Nel mondo ce ne sono tantissimi e vengono utilizzati dagli istituti bancari per valutare i propri clienti e tutti i rischi che sono associati ad essi.
Come funziona il diritto all’oblio nei database bancari
Quando parliamo di rimuovere informazioni personali da Internet ci possono anche venire in mente le disposizioni informatiche che vengono utilizzate dagli istituti bancari, al fine di erogare i propri servizi. Pensiamo quindi di capire dove vengono custoditi i nostri dati personali e se è possibile richiedere il diritto all’oblio alle banche, per rimuoverli dai loro database. Per farlo, bisogna fare attenzione alla definizione di “data di scadenza“, in quanto è indispensabile capire il periodo di conservazione dei dati.
Sappiamo che il GDPR prevede delle sanzioni pesantissime nel caso di conservazione di dati senza il supporto di una finalità. Pensiamo, ad esempio ai dati riferiti a prospetti, o che facevano parte di incorporazioni più vecchie di 10 anni o, infine, a dati di consulenti finanziari usciti dalla rete della banca da più di 5 anni. Una delle cose che può costare molto cara alle banche è proprio la perdita dei dati conservati “inutilmente” ed è per questo che bisogna affrontare il delicato tema della data di scadenza. Esiste, infatti, un legame molto stretto tra la finalità per la quali vengono raccolti i dati personali e la data di scadenza.
Va quindi sottolineato che il trattamento dei dati è lecito fino a quando la finalità è valida. È il caso, ad esempio, di un conto corrente bancario attivo e per il quale non è possibile, per le banche, accogliere le richieste di cancellazione degli utenti. La situazione cambia, invece, per i contratti chiusi. La legge impone agli istituti bancari la conservazione dei dati per almeno 10 anni e, trascorso questo termine, sarà possibile ottemperare alle richieste di diritto all’oblio per chiedere di rimuovere informazioni personali da Internet.