Persecuzione su Facebook: il reato di “cyberstalking”

La Legge n.38/2009 introduce in Italia il reato di “stalking”, che definisce quali possono essere considerati i comportamenti persecutori che commettono un reato e che, come tali,  possono essere oggetto di denuncia. La generazione 2.0 ha contribuito a ribaltare il concetto di comunicazione e a facilitare in un certo senso i luoghi e le modalità con cui un persecutore riesce ad entrare in contatto con la vittima. Ovviamente questo aspetto desta una preoccupazione maggiore per chi è vittima di stalking, in quanto subisce delle attenzioni malate da parte di soggetti che riescono facilmente a reperirla all’interno del web. In particolar modo i social network, ma anche le caselle di posta elettronica, e soprattutto il numero di cellulare diventano utili strumenti per la persecuzione. Il Governo Letta in merito al cyberstalking su Internet è intervenuto di recente attraverso l’introduzione di sanzioni più severe per chi commette il reato sugli strumenti informatici e telematici. Lo stalking su Facebook è un cyber-reato e sono previste pene specifiche per il “cyberstalking“.

Cosa fare se si è vittima di stalking informatico? La prima azione da intraprendere è quella di conservare tutte le prove utili alla querela. Ormai anche all’interno della memoria interna o tramite backup cloud del proprio smartphone, è possibile salvare la mail o una possibile discussione avvenuta tramite sms, un messaggio. Qualora aveste già cancellato tutti i messaggi di stalking e cyberstalking, non c’è da preoccuparsi poiché può essere recuperato tutto o in parte dalle Forze dell’Ordine. La querela va redatta in modo preciso ed accurato così da poter riportare tutti i dati della vicenda ed è per questo assolutamente consigliabile l’assistenza di un avvocato che è in grado di evidenziare al meglio tutti quegli aspetti rilevanti che sono chiesti poi in sede di argomentazione da parte delle Forze dell’Ordine. La querela serve infatti a mettere in moto le indagini e una volta fatta si può ritirare con un atto definito “remissione”. Le nuove norme sullo stalking, che hanno lo scopo di tutelare maggiormente la persona lesa, la quale potrebbe arrivare a voler ritirare le proprie accuse a causa di pressioni o intimidazioni, prevedono che la remissione della querela può avvenire solo in sede processuale e che, in determinati casi sia invece irrevocabile.

Dove depositare la querela? La querela può essere presentata a tutte le forze dell’ordine, ma in questo casi la forza più idonea è la Polizia Postale, in quanto i loro agenti hanno specifiche competenze in ambito cibernetico e sicuramente mezzi e strumenti più adeguati. Per sporgere una denuncia o una querela alla Polizia Statale basta andare sul loro sito, registrarsi così che loro possono verificare l’esattezza dei tuoi dati e compilare e recarti successivamente all’ufficio di commissariato più vicino a te. Oppure ci si può presentare direttamente negli uffici della Polizia Postale e far verbalizzare le proprie accuse, portando con sé le prove. E’ importante sapere che qualora decidesse di sporgere formale querela presso un qualsiasi ufficio di polizia, l’anonimato è solo virtuale, in quanto è possibile  risalire all’IP del mittente dei messaggi, attraverso provvedimento dell’autorità giudiziaria. Colui che viene dichiarato responsabile di stalking su Facebook rischia di andare incontro alla stessa pena del reato di stalking, e quindi ad una pena da sei mesi a cinque anni. Ma si ha una possibilità di aumento del periodo di detenzione nel caso in cui il fatto sia stato posto in essere con strumenti informatici e telematici o riguardi un minore, una donna incinta o un disabile. Infatti, nel caso in cui la vittima sia una persona disabile o un minore, ossia le categorie più deboli e più bisognose di tutela, non è necessaria alcuna querela poiché le indagini vengono avviate d’ufficio. Basta cioè una semplice segnalazione, o ancora meglio una denuncia e le autorità provvederanno ad indagare e prendere tutti i provvedimenti del caso. In ogni caso è sempre consigliabile l’assistenza di un avvocato, in grado di scegliere le misure e i mezzi più idonei al caso.

 

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