Perché i giornali online non rinunciano a Google

Rischiano molto gli editori e i direttori dei giornali che si rifiutano di rimuovere il collegamento di una notizia dai motori di ricerca ai sensi delle nuove normative sulla protezione dei dati personali. Una recente sentenza del Tribunale di Cosenza ha infatti condannato il proprietario di un sito Internet a risarcire i diretti interessati che avevano richiesto la rimozione della notizia da Internet a seguito di una sentenza di assoluzione su un reato a loro contestato. Il proprietario del sito Internet non aveva voluto cancellare la notizia, invocando il diritto di cronaca, e cagionando sofferenza e discredito delle persone che avevano presentato la richiesta, “etichettate” come criminali pur non essendo state condannate da nessun Tribunale. Il direttore del sito Internet ha voluto infliggere una gogna pubblica su Internet ai danni degli interessati. E, appunto, è stato condannato dal Tribunale Civile di Cosenza al risarcimento del danno e alla rimozione della medesima notizia. Il diritto di cronaca, a detta del Giudice, era stato abbondantemente travalicato, e il danno era dovuto all’esposizione alla reiterata pubblicazione di una notizia poi smentita da una sentenza del Tribunale.

Resta da chiedersi in che maniera un direttore di una testata giornalistica voglia continuare a danneggiare una persona ritenuta innocente in merito a una vicenda a lui ascritta: se si chiede al sito web di scollegare la URL dal motore di ricerca (richiesta ben diversa dal “cancellare la notizia” dall’intero sito web), si chiede semplicemente di rispettare la Legge in materia di Privacy senza intaccare il diritto di cronaca. La notizia infatti resterebbe pubblicata sul sito web, e non sarebbe più accessibile da Google in risposta alle ricerche corrispondenti al nome e cognome della persona che ha richiesto il diritto all’oblio. Perché, allora, molti giornali online si ostinano a negare il diritto all’oblio, ed è necessario portarli in Tribunale per far rispettare questo diritto? La risposta è semplice: quasi il 70% dei visitatori dei piccoli giornali online viene da Google. Senza Google, molti editori e molti giornalisti dovrebbero cambiare lavoro, in quanto rinuncerebbero alla principale fonte di traffico sul loro sito web; traffico che viene poi “monetizzato” o rivenduto agli inserzionisti pubblicitari. Ciò fa interrogare sui motivi per i quali una testata giornalistica debba continuare ad esistere nel violare le Leggi sulla Privacy ed arrecare danni a numerose vittime innocenti, “svergognate” su Google da parte di editori che, senza Google, gli editori non potrebbero continuare a fare. Quando avrete diritto ad accedere all’oblio del vostro dato personale dai motori di ricerca e vi imbatterete in un giornale online che non vuole scollegare la pagina web da Google, tenete in considerazione questo, ovvero che molto probabilmente il giornale vi nega la richiesta più per tutelare i propri interessi che non per far rispettare le Leggi in materia di diritto di cronaca. In questi casi, farete bene ad agire per vie legali e richiedere un risarcimento del danno subito. La Giurisprudenza, in questa materia, è ormai molto chiara.

Noi di Cyber Lex possiamo riferirvi quanto segue in base alle numerose esperienze intercorse: le più grandi testate giornalistiche nazionali difficilmente negano una legittima richiesta di cancellazione della pagina web dai motori di ricerca ai sensi delle Leggi sul Diritto all’Oblio. Del resto, una testata giornalistica “seria” rispetta la Legge e al tempo stesso si fa rispettare in materia di diritto di cronaca, laddove i limiti non siano superati. I problemi insorgono con le testate “più piccole”, i cui direttori ed editori non sono aggiornamenti in materia di Leggi sulla Privacy e sul Diritto di Cronaca, ed anche, come riportato sopra, hanno bisogno del traffico proveniente da Google per continuare a monetizzare le pagine web del sito Internet che ospita la loro testata giornalistica.

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