Mette Like su Facebook: condannato per diffamazione

Facebook rappresenta uno dei mezzi di comunicazione più potenti al mondo in quanto crea una rete interconnessa tra milioni di utenti, grazie alla sua facilità di accesso e pubblicazione. La facilità con cui si ha accesso a Internet comporta anche rischi, spesso sottovalutati, che riguardano reati per calunnia. Per tale motivo, è importante tenere presente che anche su Facebook esistono delle normative che regolano le diverse attività, ed il rischio di incorrere in sanzioni è molto alto,in quanto fa riferimento a reati civili e penali. A tal proposito, gli articoli del Codice Penale, affermano che: “Tutte le condotte lesive che si concretizzano attraverso l’utilizzo di frasi, epiteti offensivi o di affermazioni dileggianti, ovvero veri e propri attacchi alla reputazione altrui, sono specificamente disciplinate dagli artt. 594 e 595 del C.P. che prevedono la penale responsabilità per i reati di ingiuria e diffamazione”. Perciò una foto, una pubblicazione di un “post”, un commento, o semplicemente anche un like, possono rientrare nei casi di diffamazione, in quanto ledono il decoro, l’onore e la dignità di una persona, e permettono di punire il soggetto interessato “con la reclusione fino a un anno, procedibile a denuncia – querela della persona offesa”.

Negli ultimi giorni infatti si sta molto discutendo su un caso simile, che ha come protagonista un cittadino svizzero, il quale è stato condannato per diffamazione a mezzo Facebook, per aver espresso, attraverso 6 distinti “like” il proprio gradimento a delle espressioni di riluttanza nei confronti del signor Erwin Kessler. Nello specifico l’imputato avrebbe messo dei Like ad alcuni commenti scritti da altri utenti, i quali accusavano Kessler di antisemitismo e razzismo. Kessler ha sporto denuncia contro queste persone, che hanno espresso giudizi pesanti nei suoi confronti su Facebook nel 2015, ed alcuni sono stati condannati. Ma la condanna del tribunale di Zurigo è la prima al mondo, a condannare un utente per aver cliccato un “like” a commenti già esistenti poiché scritti da altri. Pertanto, la magistrata Catherine Gerwig, ha sanzionato il cittadino svizzero, con una multa pari a 4000 franchi (circa 3600 euro), poiché attraverso quei like avrebbe contribuito a diffondere giudizi e accuse presso il pubblico.

La Cassazione, in merito ai possibili reati che possono incombere su Facebook, ha dichiarato che, chi offende qualcuno all’interno di un post pubblicato sulla bacheca di Facebook, può incorrere in reati per diffamazione aggravata. Ciò è determinato dal fatto che Facebook è un mezzo in grado di raggiungere milioni di persone e come tale reca un danno maggiore alla persona, perché amplifica “l’offesa in ambiti sociali allargati e concentrici”. Infatti, la vastità del pubblico di Facebook è davvero enorme, in quanto conta quasi 2 miliardi di utenti attivi mensilmente, che è ancora più aggravata dal fatto che, quando si inserisce un commento o quando si mette un “mi piace”, il post automaticamente torna ad essere visibile sulla bacheca e può essere ri- pubblicato un numero infinito di volte da parte di tutti i soggetti che volessero pubblicarlo nella loro bacheca. Il rischio per l’utente colpevole (anche qualora avesse il profilo chiuso ai soli amici) è la pena di reclusione da sei mesi a tre anni, o una multa minima di 516,00 euro.

 

 

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