Recentemente sul giornale Il Foglio è stato pubblicato un bell’articolo dal titolo “La libera impresa batte i pirati”. Al suo interno, si analizzano i dati di uno studio inglese, riguardanti i consumi di cinema e musica digitale, che rilevano come le imprese private, rappresentate dalle varie Spotify, Netflix e compagnia varia, hanno combattuto la pirateria digitale “meglio di tutte le leggi approvate negli ultimi anni” nel mondo. La tesi viene dimostrata esaminando le fasce di età dei consumatori di film e musica su Internet: quello che è emerge, è che le nuove generazioni consumano raramente prodotti che violano il copyright, e sono più inclini all’acquisto di licenze di visione e abbonamenti a servizi di streaming e download di canzoni, film e serie tv. Dal 2010 ad oggi sono dimezzati i ragazzi di età compresa tra i 15 e i 18 anni che vedono o ascoltano materiale digitale che viola il copyright.
I numeri dicono che Spotify, Netflix, Apple Music, Deezer, Google Play – solo per citare le aziende più attive nel settore della fruizione in rete di materiale audiovisivo – oggi vantano circa 230 milioni di utenti attivi che accedono ad un servizio a pagamento. A questi numeri, aggiungiamo le centinaia di milioni di utenti di Youtube e Facebook che accedono ai contenuti che non violano il copyright attraverso i canali e le pagine “ufficiali”, in cambio della visione di messaggi promozionali.
Il 75% delle persone al mondo si ritiene oggi interessato all’acquisto di streaming e download “legali” di musica e film su Internet; il 90%, invece, ritiene inopportuno agire legalmente, con misure stringenti, nei confronti della lotta alla pirateria. Diversi studiosi hanno dichiarato che la pirateria digitale ha i giorni contati. Le imprese private hanno immesso sul mercato servizi di qualità, personalizzabili, sicuri e competitivi. Gli utenti possono gestire il download di musica e cinema sui loro dispositivi, accedere allo streaming in alta risoluzione, e avere assistenza tecnica e commerciale sul prodotto in acquisto. Nonostante tutto, i numeri dicono che la mole di file digitali “piratati” disponibile su Internet non è diminuita, e i suoi consumi sono “costanti”. Semplicemente, dunque, cresce il bacino di utenza dei consumatori di cinema e musica “legali” in formato digitale, grazie anche all’educazione al consumo che viene offerta attraverso i programmi informativi diffusi dalle imprese private.
A livello legale, i numeri stanno dimostrando che il fenomeno della pirateria è stato ad oggi combattuto in maniera incisiva più dai privati che dalla giurisprudenza. Le Leggi non hanno potuto agire in autonomia, il problema della violazione del copyright è sempre stato invasivo, e poco o nulla si è fatto, nonostante, a cavallo degli anni 2010, c’era stata una raffica di arresti e sequestri contro i principali soggetti che “muovevano” la pirateria online. Cosa è cambiato rispetto ad oggi? Non è vero che la Legge sia stata sconfitta, anzi: oggi le imprese digitali possono godere delle loro legislazioni e di codici in materia di copyright digitale che permettono di entrare e competere in un mercato insidioso e dai grandissimi numeri. Gli utenti del web possono accedere, grazie alle Leggi, agli Strumenti per la rimozione di contenuti per violazione di copyright, e le imprese possono rivendicare il copyright con procedure veloci ed efficaci. Gli investimenti degli Stati e dei privati a favore dello sviluppo di imprese digitali e di nuovi progetti di difesa del Copyright, hanno potenziato la lunga lotta alla pirateria che oggi, forse ancora per poco, continua a battere i suoi colpi sul mercato.