Il Motore di Ricerca delle notizie finte su Internet

Con “fake news” su Internet si intende il fenomeno della diffusione di notizie false o “bufale”. Le notizie false si diffondono attraverso i social network, i blog e i motori di ricerca. Ad esempio, cercando una informazione o una specifica notizia su un personaggio pubblico su Google, è possibile risalire ad una “fake news” che si confonde tra le notizie reali raggiungibili nei Risultati di Ricerca Google. Oppure, un nostro contatto su Facebook, Twitter, Whatsapp, Instagram (per dirne alcuni) potrebbe condividere una notizia interessante, che si rivela poi essere una “bufala”. Queste notizie finte un tempo si facevano soltanto il Primo di Aprile, per il famoso Pesce d’Aprile; purtroppo però, su Internet ogni giorno è buono per pubblicare e diffondere notizie finte presso migliaia, se non milioni, di utenti. Cosa succede alle persone che leggono le fake news? Oltre a perdere tempo nella lettura, molto probabilmente si ritroverebbero coinvolte in interazioni sui social network con persone sconosciute; anche, potrebbero diventare “follower” di un profilo o una pagina non sicura, e potrebbero accedere a siti Internet che violano la privacy o commettono altri reati informatici quali hacking, phising e furto di identità digitale. Eh sì, perché, stando a quanto si legge in rete, molti studi hanno dimostrato il collegamento tra le “fake news” e i problemi relativi alla sicurezza su Internet e ad altre tematiche sensibili, come la violazione della privacy, la diffamazione su Internet e la diffusione di attacchi agli account personali, per non parlare dei problemi relativi alla web reputation e alla difesa delle informazioni personali.

Ciò è dovuto alla “viralità” delle notizie finte su Internet, le quali spesse volte riportano di notizie eclatanti o eccessivamente interessanti, ricollegate a qualche personaggio famoso, o Paese, o azienda internazionale, ed invitano a restare in contatto con il canale che le ha diffuse, solitamente come fossero degli “scoop”. Così, l’utente viene invitato a lasciare la propria email o a “collegarsi” ad una pagina o a un sito web, per poter accedere alla notizia falsa.

Le “bufale online” verrebbero dunque utilizzate come cavalli di troia per trasmettere attacchi alle persone e alle proprietà su Internet. Non è solo questione di verità da proteggere; non a caso, i Governi (tra i quali l’Italia) stanno disegnando in questi mesi diverse Leggi che potessero combattere il fenomeno delle “fake news” su Internet. Molto importante è anche l’educazione all’utilizzo di Internet, per difendersi dalle “fake news” e poter navigare in un ecosistema libero e sicuro. Ad esempio, di recente è stato sviluppato un motore di ricerca come Google, capace di scovare le “fake news” ed etichettarle come tali tra i suoi Risultati di Ricerca: si chiama Hoaxy , è stato sviluppato all’interno di una università americana e permette a tutti gli utenti del mondo di effettuare una ricerca su Internet e “scovare” le “fake news” che sono state pubblicate sui siti web o sono state diffuse sui social network. La funzione più interessante di Hoaxy è infatti proprio quella di “pescare” le bufale su Facebook e sugli altri social network, riconoscendo se essa stia diventando “pericolosamente” virale attraverso i “post”, e consigliando all’utente di starne alla larga, e non interagire con essa. Non a caso Hoaxy propone di “Visualize the spread of claims and fact checking” sulla home page del suo sito web.

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