I pericoli su Internet per i ragazzi di oggi

Internet rappresenta il mezzo comunicativo più potente di sempre, in grado di coinvolgere sia adulti che soprattutto la popolazione più debole, i giovani. Tale debolezza si trasforma sul web in vulnerabilità e spesso ingenuità da parte dei minori, che navigando incessantemente sul web, corrono il rischio di imbattersi in quei fenomeni che stanno dilagando negli ultimi anni, tra cui il fenomeno del cyberbullismo, della pedopornografia e infine quello che sta destando più sospetti, il “blue whale”.

In merito alla pedopornagrafia è intervenuto durante la consueta Relazione annuale al Parlamento, Antonello Soro, Garante della Privacy, il quale ha denunciato questo fenomeno che conta quasi due milioni di immagini pedopornografiche online. Visti i dati piuttosti allarmanti, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha dichiarato che tale problema nasce proprio da fonti involontarie che sarebbero proprio i genitori dei figli, che pubblicando foto dei minori sui social network, incrementano in maniera esponenziale il suddetto fenomeno. Infatti, sempre più assistiamo a genitori che mostrano ingenuamente le foto dei loro figli, dove il rischio di pedopornografia diventa altissimo, soprattutto per quei genitori che hanno profili-social aperti, il che comporta una mancata selezione delle amicizie e quindi di chi può visualizzare le foto. Secondo l’indagine della Società Italiana di Pediatria, circa il 15% del campione di minori, ha ammesso di aver ricevuto proposte sessuali da parte di adulti anche attraverso siti e app. Ciò ad esempio può avvenire anche quando i pedofili del web promettono contattano i minori offrendo ricompense ai minori, in cambio di loro foto.

Ma, un fenomeno allarmante sempre più in crescita è quello del cyberbullismo, la cui legge è stata pubblicata in Gazzetta il 3 giugno scorso, como Legge 29 maggio 2017 n. 71 recante “Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo“. Tali atti di bullismo e di molestia, che avvengono attraverso l’utilizzo di mezzi digitali: e-mail, messaggistica istantanea, siti web e soprattutto tramite social network, sono stati elencati attraverso le differenti tipologie da Nancy Willard, Direttrice del “Center for safe and responsible internet use”. Molestie: spedizione ossessiva di messaggi insultanti. Denigrazione: spedizione di mail, sms, post su blog a diversi soggetti con lo scopo di danneggiare gratuitamente la reputazione di un singolo. Sostituzione dell’identità della persona: con l’intento di pubblicare contenuti volgari e reprensibili. Cyberstalking: molestie e denigrazioni ripetute e minacciose mirate a incutere paura che spesso sfocia in vero e proprio terrore per la propria incolumità fisica. Cyberbullying: che si manifesta con un comportamento criminale di un individuo, o molto spesso un gruppo di individui che molestano fisicamente un soggetto, mentre altri riprendono l’aggressione con il telefonino, allo scopo di pubblicare poi le immagini e i video.

Inoltre, tra i fenomeni più diffusi del cyberbullismo, vi sono poi quelle che vengono definite come “Rivelazioni” che hanno lo scopo di rendere pubbliche informazioni riguardanti la vita privata e intima  di una persona, che possono poi tramutarsi nell’altra modalità che è stata definita come Trickery, ovvero inganno e che costituisce il presupposto del Revenge Porn (porno per vendetta) il cui scopo è  ottenere la fiducia di qualcuno con l’inganno, per ottenere confidenze, racconti privati, spesso imbarazzanti, al fine di renderli pubblici o condividerli con un gruppo di persone. Spesso i casi di cyberbullismo finiscono per diventare tra i giovani del web un fenomeno emulabile, così come nel caso degli ultimi avvenimenti che stanno riscontrando numerose opinioni sulla veridicità o meno del fenomeno: il blue whale. Il Blue Whale, (o balena blu), sembra sia nato su VKontakte, una copia di Facebook russo, per opera di Philipp Budeikin, studente di Psicologia, il quale ha confessato di aver istigato almeno 17 adolescenti al suicidio per “purificare la società”. Il fenomeno si è in seguito diffuso in altri Paesi, precisamente 5 nel Sud America e 4 in occidente, compresa l’ Italia. La Russia, con un totale di 157 vittime, si è dimostrata un terreno fecondo per questo agghiacciante avvenimento. Il Blue Whale viene definito anche come il gioco del suicidio, o il gioco dei 50 giorni, in quanto obbliga il soggetto chiamato di mira a commettere azioni diverse e autolesioniste per 50 giorni, fino a quando l’ultimo giorno del termine il giovane dovrà togliersi la vita. Ancora però, come sostiene la Polizia Postale non si può parlare di un fenomeno esistente vero e proprio, in quanto non esistono ancora i presupposti per affermare che ci sia un “coordinatore” (viene così definito colui che opera e coinvolge le persone) che istiga i giovani al seguente “gioco”.

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