Diritto all’oblio, un caso internazionale dall’Argentina

Grazie al nuovo Codice della Privacy, più comunemente conosciuto come GDPR, l’Unione Europea ha introdotto degli strumenti molto importanti per tutelare il diritto all’oblio dei cittadini. È grazie a questi strumenti che è possibile “essere dimenticati” e si ha la possibilità di richiedere ai motori di ricerca la cancellazione dei dati personali. Ma il diritto all’oblio può essere esercitato anche oltreoceano? Scopriamolo insieme, attraverso un recente caso avvenuto in Argentina.

La vicenda

La vicenda di cui oggi parleremo riguarda la denuncia di un cittadino, sporta nei confronti di un motore di ricerca, con la quale richiedeva la cancellazione di alcuni siti contenenti informazioni personali. In particolare, l’interessato, lamentava che tali notizie fossero, oltre che lesivi per la propria reputazione, risalenti ad una vicenda di 20 anni prima e per il quale fosse venuto l’interesse pubblico. A seguito della denuncia ricevuta, il Tribunale di Buenos Aires ha obbligato il webmaster del sito a disporre della rimozione delle notizie e a bloccare tutti i relativi collegamenti dai motori di ricerca, dando quindi ragione al soggetto interessato.

La sentenza della Corte di Appello e della Corte Suprema

Il procedimento finì in Corte d’Appello che confermò la sentenza del tribunale e stabilendo che l’esercizio del diritto all’oblio non indicava la rimozione definitiva delle informazioni presenti, ma semplicemente quello di limitarne l’accesso attraverso la deindicizzazione dei contenuti. Nonostante in Argentina non esiste il GDPR come in Europa, la Corte di Appello ha quindi riconosciuto il diritto all’oblio, seppur in modo restrittivo, tutelando la privacy del soggetto interessato. La conclusione dell’iter avvenne con la sentenza di secondo grado davanti alla Corte Suprema, che ha stabilito il fattore più importante, ovvero quello di determinare se una persona, che abbia un rilievo pubblico, sia stata o no coinvolta in una vicenda di un certo interesse e, quindi, capire se possa avere la possibilità di appellarsi al diritto all’oblio. Data la premessa la Suprema Corte, analizzati i fatti, non ha trovato alcuna base giuridica a sostegno della tesi del cittadino coinvolto, tanto da giustificare il bilanciamento in suo favore del diritto all’oblio contro quello dell’interesse della collettività. Ribaltando la sentenza della Corte D’Appello, la Suprema Corte ha dichiarato ammissibile il ricorso straordinario presentato dalla società coinvolta e dichiarando che il contenuto delle informazioni è tutelato dalla libertà di espressione. Inoltre, essendo il cittadino ancora oggi un personaggio pubblico, le notizie sono considerate di interesse pubblico e pertanto devono essere mantenute in rete. Per questo motivo non è stato possibile cancellare notizie da Google.

 

 

 

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