Attraverso questo link Google pubblica un Rapporto sulla Trasparenza per permettere agli utenti di accedere alle informazioni e ai dati, che chiariscono “l’influenza di leggi e norme sugli utenti di Internet e sul flusso di informazioni online”. Ad esempio, è possibile vedere pubblicamente le Richieste di rimozione di risultati di ricerca ai sensi delle leggi sulla Privacy Europee (Diritto all’Oblio), consultando le statistiche relative alle richieste che Google riceve dagli utenti per la rimozione di contenuti dai risultati di ricerca; ancora, sul Rapporto sulla Trasparenza Google mette a disposizione le informazioni afferenti il Traffico dei prodotti Google, le Statistiche relative al numero di siti web di malware e phishing rilevanti (Navigazione Sicura), il Rapporto sulla crittografia delle email in transito, le Informazioni relative all’implementazione di HTTPS sul web, le Informazioni dettagliate sulle richieste di titolari di copyright, l’Elenco delle richieste di informazioni sugli utenti fornite ai Governi, e l’Elenco del numero di richieste pervenute sempre dai Governi per la rimozione di contenuti.
Di particolare interesse è il Rapporto sulla Trasparenza per le richieste di rimozione di risultati di ricerca ai sensi delle leggi europee sulla privacy, come definito dalla sentenza di maggio 2014 (Google Spain contro AEPD e Mario Costeja Gonzalez): Google ad oggi ha esaminato oltre 1 milione e 800 mila URL inseriti in circa 670 mila richieste, rimuovendo il 56.8% delle URL e lasciando indicizzato il restante 43.2%. C’è una curiosità: applicando il filtro “IT” – Italia sul Rapporto sulla Trasparenza Diritto all’Oblio, si nota come le richieste soddisfatte da Google per l’Italia scendono al 32.6% sul totale delle 40.440 richieste.
In pratica, nel nostro Paese 2 richieste su 3 di Diritto all’Oblio sono respinte da Google; ci permettiamo di osservare, in merito a questo dato negativo, che esso potrebbe essere dovuto al fatto che coloro che richiedono di cancellare le proprie informazioni o il nominativo da Google, solitamente fanno da sé e non si avvalgono delle preziose collaborazioni di avvocati e Webmaster per effettuare una richiesta corretta ed esaustiva. Google, infatti, ha bisogno di ricevere informazioni precise e una serie di documenti legali e scientifici utili a valutare la richiesta a favore del richiedente. Una richiesta difettosa per il Diritto all’Oblio, di quelle “fatte da sé”, va a discapito del richiedente e non permette di rimuovere tutti i dati e le informazioni presenti sul motore di ricerca. Sulla pagina del Rapporto sulla Trasparenza dedicata al Diritto all’Oblio Google riporta decine di esempi per aiutare gli utenti a considerare la legittimità della propria richiesta.
Ad ogni richiesta pervenuta, infatti, Google deve tenere in considerazione sia l’interesse privato del richiedente che l’interesse del pubblico a continuare ad accedere alle informazioni online: così, è molto probabile che un personaggio pubblico, o un libero professionista iscritto ad un Albo Professionale (avvocati, commercialisti, e così via), possano vedere rigettata la richiesta di rimozione del nominativo dal motore di ricerca. L’8% delle richieste, sempre secondo Google, riguarda i siti Internet Facebook.com, Profileengine.com, Annuaire.118712.fr, Youtube.com, Groups.google.com, Twitter.com, Plus.google.com, Badoo.com, Wherevent.com, 192.com, mentre la maggior parte dei siti internet contenuti nel restante 92% è di tipo giornalistico o blog, notizie, articoli.
Diverso è l’andamento delle Richieste di Rimozione URL da Google per motivi di Copyright: dal 10 Marzo 2011 al 28 Dicembre 2016 Google ha rimosso oltre 2 miliardi di URL dal motore di ricerca per motivi di violazione dei diritti d’autore. I proprietari del copyright, i nomi a dominio e le organizzazioni segnalanti, nel corso degli anni hanno fornito a Google una serie di informazioni affinché Google stesso potesse interpretare i contenuti protetti dai diritti d’autore e inoltrare alle persone che hanno violato il copyright la richiesta di rimozione. Le aziende e le organizzazioni operanti nei settori del cinema e della musica sono tra i richiedenti più attivi della rimozione di URL dal motore di ricerca.