Recentemente in rete sono state diffuse notizie riguardanti una questione pregiudiziale sollevata dal Consiglio di Stato francese innanzi alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, riguardante il ricorso presentato da Google Inc. per annullare un provvedimento del Garante francese per la protezione dei dati personali (CNIL – Commission nationale de l’informatique et des libertés). Il Garante francese, infatti, aveva addebitato a Google una sanzione pecunaria di 100 milioni di euro per non aver ottemperato all’ordine di rimuovere da tutti i nomi a dominio del motore di ricerca le notizie riguardanti un cittadino francese al quale l’Autorità aveva riconosciuto il diritto alla privacy in merito a quella vicenda. In breve, dunque, il Garante francese ordina a Google di rimuovere le notizie da tutto il mondo, Google si rifiuta di eseguire l’ordine, viene multato di 100 milioni di euro, fa ricorso contro questa multa.
Perché Google ha rifiutato di cancellare le notizie dai suoi motori di ricerca, nonostante fosse una Autorità per la protezione dei dati personali ad ordinare la rimozione? Semplice: il Garante francese ha chiesto di cancellare le notizie da “tutti i Google” del mondo, e non solo da Google.fr., ovvero dal “Google francese”. Infatti, se l’interessato risiede in Francia, la Legge prevede che il Diritto all’oblio venga applicato nel Paese di residenza, anche se, come ben sappiamo leggendo le risposte positive alle richieste di cancellazione dei risultati di ricerca da parte di Google, questi ultimi vengono rimossi su tutti i motori “europei”. Con questa vicenda si sta scrivendo una nuova giurisprudenza in materia di Diritto all’Oblio, anche in funzione del nuovo Regolamento Europeo per la Protezione dei Dati Personali (GDPR 2018). Google ha reputato essere “sproporzionata” la richiesta del Garante francese, e in pieno conflitto con i principi di cortesia e di non interferenza, che vigono nel diritto internazionale e contrastano con la libertà di espressione, di informazione, di comunicazione e di stampa garantite dall’articolo 11 della Dichiarazione francese dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789. Il caso ha creato un vero e proprio “polverone”, visto che grosse organizzazioni come Microsoft e Wikipedia si sono schierati a favore di Google in merito a questa vicenda. Da un lato, Google si appella ad una carta dei diritti dell’uomo redatta nel 1789, dall’altro, l’Autorità francese per la protezione dei dati personali, cerca di anticipare le nuove normative in materia di Privacy su Internet nell’epoca della globalizzazione. Infatti, il nuovo Regolamento Europeo per la Protezione dei Dati Personali (UE 2016/679) scardina i principi di territorialità ed impone che un dato personale di un cittadino europeo debba essere rimosso anche da parte di un Titolare del Trattamento dei Dati risiedente oltre i confini europei. Il nuovo GDPR 2018, però, entrerà in vigore il 25 Maggio 2018 e, di fatto, nella vicenda fin qui menzionata, il Garante francese potrebbe aver anticipato nei tempi l’applicazione di una nuova Direttiva sulla Privacy che ad oggi non è ancora applicabile. Al momento la vicenda è in mano ai Giudici della Corte di Giustizia Europea.