Nell’anno appena cominciato sarà sempre più difficile chiedere a Google di cancellare notizie da Internet. Il Diritto all’Oblio, anche alla luce delle ultime sentenze di cassazione, verrà disciplinato da nuove norme per tutelare altri diritti, come il diritto all’informazione, il diritto all’elaborazione dei dati sul motore di ricerca e la tutela dei consumatori. Negli ultimi mesi del 2016, il Garante dei Dati aveva dato notizia di come non fosse possibile effettuare la rimozione dei dati personali quando a presentare la domanda fossero stati liberi professionisti, oppure personaggi pubblici, oppure semplici cittadini che avessero commesso reati gravi tali da sensibilizzare l’opinione pubblica nei confronti dei loro nominativi.
Google, di fatto, è molto coerente nelle sue decisioni e risponde con precisione alle richieste di Diritto all’Oblio che pervengono dall’Italia. Difficilmente Google rimuove notizie di recente attualità o che vedessero ascritti reati di tipo grave, come la truffa, l’omicidio, il furto di identità. Sul sito Internet di Google dedicato al Diritto all’Oblio vengono pubblicati alcuni esempi di risposte che Google ha fornito a chi richiedeva di rimuovere notizie da Internet: ad esempio, Google ha rimosso le URL riguardanti informazioni su un concorso al quale aveva partecipato una persona; Google non ha rimosso le notizie di un sacerdote che era stato protagonista di abusi sessuali nei confronti di minori; Google ha rimosso le notizie dei giornali che parlavano di una sentenza di assoluzione nei confronti di un cittadino indagato per un reato grave; Google ha rimosso le immagini di una persona che si era accorta che un sito Internet riproduceva le immagini da lei pubblicate su un suo sito web; Google non ha rimosso oltre 50 notizie riguardanti un medico accusato di aver svolto erroneamente una sua procedura professionale; Google non ha rimosso le notizie riguardanti una persona che era stata licenziata per aver commesso un crimine; Google ha rimosso le notizie contenenti il nome di una persona che era stata vittima di uno stupro.
Per gestire le Richieste di rimozione di risultati di ricerca ai sensi delle leggi europee sulla privacy dunque, Google interpreta se il richiedente stia cercando di insabbiare le notizie concernenti dei suoi crimini o se cercasse di nascondere delle malefatte che potrebbero invece tornare utili a tutelare i diritti dei suoi assistiti o dei suoi consumatori. Attenzione, però: Google stesso, nel suo Rapporto sulla Trasperenza, menziona il caso di un giornale online che aveva ripubblicato una notizia in una nuova URL una volta che si era accorto che Google l’aveva rimossa a seguito della richiesta presentata dalla persona protagonista della notizia: in quel caso, Google è intervenuto di nuovo, rimuovendo anche la seconda URL pubblicato dal sito del giornale. State tranquilli, dunque: il rischio di vendetta è molto basso e una volta che la vostra richiesta è stata accettata da Google, sarà Google stesso a tutelarvi da queste “ripicche” e a gestire i Risultati di Ricerca che rispondono al vostro nominativo. Se siete vittima di azioni dispettose di questo genere da parte di giornali, blog e siti web in generale, vi consigliamo di rivolgervi ad un avvocato o ad un Webmaster affinché Google possa di nuovo intervenire con una azione dedicata.