Collegamento account Facebook con Whatsapp

A fine maggio del 2017, il più famoso social network di Mark Zuckerberg ha ricevuto una multa di 110 milioni di euro dall’Antitrust europeo, pari all’1% del fatturato della maxi azienda. La multa commissionata a Facebook è stata giustificata dall’Antitrust con “informazioni fuorvianti” in merito all’acquisizione dell’applicazione Whatsapp, avvenuta nel 2014. In particolare, Facebook nel 2014, al momento dell’acquisizione, aveva dichiarato alla Commissione UE, di non usufruire dei possibili collegamenti fra il social network più potente al mondo e l’applicazione di messaggistica anche questa più utilizzata a livello mondiale. Ma in realtà, come è emerso dalle indagini, non è stato realmente così. Infatti i 110 milioni di euro è la cifra che è stata decisa da Margrethe Vestager, commissaria alla concorrenza, che ha affermato come questo sia «un chiaro segnale alle società che devono rispettare le regole Ue, incluso l’obbligo di fornire informazioni corrette».

Come dichiara la commissaria, tale multa è la prima ad essere inflitta ad una società per aver fornito informazioni fuorvianti e inesatte, e per aver realizzato il collegamento degli account di Facebook con quelli di Whatsapp, due anni dopo aver rassicurato che non sarebbe avvenuto. La sanzione non ha nulla a che vedere con l’acquisizione di Whatsapp in tema di concorrenza, ma riguarda espressamente l’inesattezza delle informazioni, poiché L’Unione Europea obbliga le imprese a fornire informazioni esatte, affinché si riesca a porre in esame eventuali acquisizioni e concentrazioni in modo efficace ed esaustivo. Infatti le regole UE sulle fusioni sono molto precise e, qualora non venissero rispettate, come nel caso di Facebook, si può infatti imporre una sanzione pari all’1% del fatturato annuo di una società se questa fornisce in modo intenzionale informazioni scorrette o fuorvianti.

Secondo Bruxelles, Facebook ha commesso due infrazioni, in quanto da un lato ha fornito informazioni fuorvianti nel 2014 e, dall’altra ha continuato anche nel 2016 a non fornire chiarimenti esatti in merito alle richieste da parte di Bruxelles. Inoltre, il danno commesso dallo staff di Facebook, deriva anche dal fatto che quest’ultimo fosse al corrente sin dal 2014 della possibilità tecnica di poter collegare automaticamente i profili Facebook con quelli Whatsapp, sebbene inizialmente però lo avesse negato. Solo successivamente, la maxi azienda di Zuckerberg, ha ammesso di aver commesso tale infrazione e ha collaborato con la Commissione europea, tanto che quest’ultima ha deciso di ridurre, grazie alla collaborazione dimostrata,  la multa a 110 milioni, rispetto ai 250 previsti inizialmente, per una cifra totale pari all’1% del fatturato 2016 del mega social network.

Qualche giorno prima Facebook però ha ricevuto un’ulteriore multa, stavolta dall’Antitrust italiano, per una cifra pari a 3 milioni di euro. In particolare, è stata avvalsa la tesi secondo cui gli utenti di WhatsApp, sono stati “obbligati” ad accettare la condivisione dei propri dati con Facebook, in quanto era stato comunicato loro che se non avessero dato tale autorizzazione non avrebbero potuto usare il servizio di messaggistica. Per tale motivo l’Autorità garante della concorrenza e del mercato, ha deciso di sanzionare WhatsApp per 3 milioni di euro. L’Agcm spiega che “la società ha, di fatto, indotto gli utenti di WhatsApp Messenger ad accettare integralmente i nuovi Termini di Utilizzo, in particolare la condivisione dei propri dati con Facebook, facendo loro credere che sarebbe stato, altrimenti, impossibile proseguire nell’uso dell’applicazione”. La seconda questione dell’Antitrust riguarda invece la “presunta vessatorietà di alcune clausole” del contratto che è stato sottoposto agli utenti; ad esempio le disposizioni sulle limitazioni di responsabilità per l’app “molto ampie e generiche”; l’interruzione del servizio “senza motivo e senza preavviso”; il diritto dell’App di risolvere il contratto unilateralmente o quello di introdurre modifiche economiche senza giustificazioni; l’applicazione della legge della California per risolvere le controversie e altro ancora, tra cui la prevalenza della lingua inglese nel contratto. L’app di messaggistica, acquisita da Zuckerberg nel 2014 per 19 miliardi di dollari, sarebbe diventata quindi un collettore di dati fondamentale per il social network, che avrebbe potuto sfruttare interessi e interazioni mostrate dalle persone nelle loro chat per ottimizzare l’offerta pubblicitaria in bacheca. Azione che è stata prontamente multata dall’Antitrust italiana.

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