In merito alla questione inerente a come cancellare notizie da Google e rimuovere informazioni personali da Internet, è stata da poco emessa la sentenza n. 3952/2022, da parte della Corte di Cassazione, relativa al ricorso presentato da Yahoo!Emea Limited e Yahoo!Italia srl contro il provvedimento del 25 febbraio 2016 pubblicato dal Garante della Privacy. Attraverso questa sentenza, la Corte, ha riconosciuto il diritto all’oblio sui motori di ricerca ma a sua volta ha valutato in maniera positiva il ricorso presentato dal motore di ricerca, in relazione alla richiesta del Garante di provvedere alla cancellazione definitiva degli URL indicati ed eliminando, entro 30 giorni, anche le copie cache di tutte le pagine accessibili attraverso tali URL. Analizziamo la vicenda.
La vicenda
Nel provvedimento del 2016, il Garante Privacy era intervenuto nei confronti di Yahoo!Emea Limited e Yahoo!Italia srl in quanto un soggetto si era appellato al diritto all’oblio, richiedendo la cancellazione di diversi URL riconducibili al motore di ricerca Yahoo!, in merito ad una vecchia vicenda giudiziaria che non poteva più ricondursi al diritto di cronaca. Una volta studiata la vicenda, il Garante Privacy impose alle due società di “provvedere alla cancellazione definitiva degli URL, eliminando inoltre anche le copie cache delle pagine accessibili attraverso tali URL, entro trenta giorni dalla ricezione del presente provvedimento”. Il Garante Privacy, per cui, non chiedeva soltanto la deindicizzazione che, tra l’altro, era stata già parzialmente fatta dalle due società, ma anche la rimozione degli URL e delle pagine presenti all’interno della cache, collegate agli URL.
Il provvedimento emesso dalla Corte di Cassazione
Una volta emanato il provvedimento, le due società hanno fin da subito fatto ricorso in Corte di Cassazione e quest’ultima, in merito alla cancellazione delle pagine presenti all’interno della cache collegate agli URL, ha sottolineato che va sempre bilanciato l’interesse del singolo ad essere dimenticato con l’interesse della comunità ad essere informata, annullando quindi il provvedimento del Garante. Inoltre, la Corte di Cassazione, ha ribadito che il diritto all’oblio si può sempre realizzare con la deindicizzazione, come stabilito dalle Linee Guida 5/2019.
Tali Linee Guida, infatti, sottolineano che la deindicizzazione di un contenuto determina la sua cancellazione dai risultati di ricerca, quando quest’ultima è effettuata a partire dal nome dell’interessato. In conseguenza, il contenuto delle informazioni, deve comunque restare disponibile nel caso in cui vengono utilizzati criteri di ricerca diversi e le richieste di deindicizzazione non hanno, come conseguenza, la completa rimozione dei dati personali, i quali non devono essere eliminati né dal sito web di origine, né tantomeno dalla cache del motore di ricerca.