Il diritto all’oblio è quel diritto riconosciuto ai cittadini che, in questo modo, possono eliminare notizie personali da internet. Al fine di poter esercitare tale diritto, è necessario presentare una richiesta ai motori di ricerca e, in caso di rifiuto, è possibile presentare ricorso al Garante Privacy.
Quest’ultimo, solo nel caso in cui ci siano i presupposti, provvederà a ribaltare la situazione ordinando al motore di ricerca di deindicizzare i contenuti oggetto del reclamo. Ma è possibile cancellare anche notizie gravi da Google?
Rimuovere notizie negative da Google: la pronuncia del Garante
In tema di rimuovere notizie negative da Google, oggi analizzeremo il provvedimento n. 9916702 del 27 aprile 2023, emesso dal Garante Privacy.
La vicenda
Nel provvedimento n. 9916702 del 27 aprile 2023, un cittadino ha richiesto di rimuovere informazioni personali da Internet, in relazione a 20 URL collegati ad articoli e a registrazioni di sedute del Consiglio Superiore della Magistratura. Questi sono stati diffusi tra il 1999 e il 2004 ed avevano ad oggetto un procedimento disciplinare condotto nei suoi confronti. Il reclamante ha specificato, inoltre, che si trattava di un procedimento disciplinare risalente, conclusosi senza l’adozione di alcuna sanzione, e che non aveva più alcun interesse pubblico.
La risposta del motore di ricerca
Attraverso una nota datata 8 marzo 2023, il motore di ricerca ha dichiarato che, in merito ad un URL, non è possibile accogliere la richiesta di deindicizzazione da Google. Infatti, la relativa pagina web non risulta essere visualizzata tra i risultati di ricerca di Google associati al nome del reclamante. Anche per le URL da 1 a 19, non è stato possibile procedere con la deindicizzazione, poiché i contenuti cui queste indirizzavano hanno ad oggetto un procedimento disciplinare condotto dal Consiglio Superiore della Magistratura nei confronti del reclamante. Quest’ultimo aveva violato i propri doveri di diligenza e operosità, stando alla gravità dei fatti contestati.
Il provvedimento del Garante Privacy
Ricevuta la documentazione, il Garante Privacy ha rilevato che le URL in questione corrispondono a notizie di stampa e a registrazioni di sedute del Consiglio Superiore della Magistratura, raccolte negli anni compresi tra il 1999 e il 2004. Esse sono relative ad un procedimento disciplinare avviato nei confronti del reclamante, concluso con una sentenza di non luogo a procedere per tardività nella promozione dell’azione disciplinare.
Inoltre, le Sezioni unite civili della Cassazione hanno anche respinto il ricorso nei suoi confronti. In virtù del tempo trascorso, non sussiste più alcun interesse pubblico all’associazione di tali notizie e registrazioni al nome del reclamante. Per questo, il reclamo è stato ritenuto fondato ed è stato ordinato al motore di ricerca di disporre la rimozione di tutte le URL reperibili in associazione al nominativo dell’interessato.