Quando si parla della possibilità di cancellare notizie da internet, grazie al diritto all’oblio è lecito fare una piccola premessa: è possibile diffondere i dati personali di un cittadino riguardo a fatti di interesse pubblico.
Eliminare notizie da Internet: i provvedimenti del Garante della Privacy italiano
In relazione al diritto degli utenti di eliminare notizie da Internet, oggi, vi parleremo di alcuni provvedimenti emessi dal Garante Privacy italiano.
Provvedimento 12 maggio 2022
Nel provvedimento 12 maggio 2022, Google ha ricevuto richiesta di rimuovere notizie dal web, in relazione ad un procedimento penale che vedeva coinvolto un cittadino, risalente al 2017, ed accaduto in Canada. Secondo il reclamante, il procedimento penale si è concluso nel marzo del 2019 con il terzo grado di giudizio, accertando l’assenza di ulteriori parti offese, motivo per cui l’interesse alla sua reperibilità è decaduto.
Secondo quanto stabilito in una nota ufficiale, il motore di ricerca ha dichiarato di non poter accogliere la richiesta per rimuovere informazioni personali da internet, in quanto gli URL in esame rimandano ad articoli del 2017 pubblicati su testate giornalistiche locali canadesi. Queste riportavano la notizia dell’arresto del reclamante, accusato di violenza sessuale nei confronti di una donna e, pertanto, risultava sussistente l’interesse del pubblico ad avere conoscenza di tale informazione, anche in considerazione della gravità dei fatti.
Secondo il Garante Privacy italiano, dunque, non risultava venuto meno l’interesse del pubblico alla loro conoscenza anche in ambito nazionale, tenuto conto, oltre che del limitato periodo di tempo trascorso dal verificarsi dei fatti, anche del ruolo assunto dall’interessato nella vita pubblica in ragione dell’attività professionale (architetto) che egli ha dichiarato di svolgere. Per questo motivo, anche in questo caso, il reclamo è stato ritenuto infondato.
Provvedimento 21 luglio 2022
Nel provvedimento 21 luglio 2022, il Garante Privacy si è pronunciato in merito alla richiesta di un cittadino di rimuovere informazioni personali da Google. Il reclamante, nello specifico, chiedeva la cancellazione di diversi URL collegati a notizie relative a fatti risalenti al 2017 relativi ad una grave crisi finanziaria che ha coinvolto il gruppo societario di cui è proprietario e amministratore. Una volta ricevuta la richiesta, il motore di ricerca ha dichiarato che non era possibile eliminare notizie da Google per gli URL da 1 a 59.
Infatti, le relative pagine web non risultavano essere visualizzate tra i risultati di ricerca di Google associati al nome del reclamante. Per quanto riguarda l’URL n. 60, invece, sono state adottate misure manuali per impedire la visualizzazione della pagina. Per i restanti URL, invece, Google ha comunicato di non poter aderire alla richiesta del reclamante, non sussistendo i presupposti per il diritto all’oblio.
In questo caso, il Garante Privacy ha rilevato che il reclamante svolge tuttora attività imprenditoriale, ricoprendo sempre la medesima carica nel Gruppo societario a cui fanno riferimento le pagine oggetto di reclamo. Peraltro, questo risulta essere nuovamente all’attenzione delle cronache per altre recenti problematiche di natura finanziaria e sindacale. Inoltre, anche in virtù del breve lasso di tempo trascorso, il reclamo è stato ritenuto infondato.
Provvedimento del 17 maggio 2023
Infine, nel provvedimento del 17 maggio 2023, un cittadino ha chiesto di eliminare notizie dal web. In particolare. è stata chiesta la rimozione di 18 URL collegati ad articoli riferiti ad una vicenda giudiziaria terminata con il suo arresto nel 2019. Secondo il reclamante, la perdurante reperibilità degli articoli gli impedisce di rifarsi una vita e di trovare un lavoro, soprattutto per fronteggiare le sue responsabilità di marito, padre e fratello di un ragazzo affetto da sindrome di Down.
Con una nota del 22 febbraio 2023, Google ha dichiarato che per gli URL da 1 a 11, le relative pagine web non risultano essere visualizzate tra i risultati di ricerca di Google associati al nome del reclamante. Per i restanti URL, invece, non è possibile adire al diritto all’oblio in quanto vi è interesse generale alla reperibilità delle notizie a causa della gravità delle condotte criminose poste in essere dall’interessato.
Il Garante Privacy, analizzando il caso, ha rilevato che il reato per il quale si è proceduto all’arresto e poi alla condanna del reclamante è di particolare allarme sociale, essendo legato al possesso di materiale pubblicato da Al Qaeda. In più, il tempo trascorso dalla conclusione della vicenda giudiziaria e dalla espiazione della pena di reclusione risulta essere assai limitato. In questo caso, quindi, il Garante Privacy ha ritenuto infondato il reclamo.