Cancellare notizie da Google: nuovi pareri

Il diritto all’oblio è un tema che fa spesso discutere, dove ognuno cerca di vederla in modo proprio. In teoria, grazie a questo diritto, ogni cittadino europeo ha la possibilità di chiedere di cancellare notizie da Google o da qualsiasi altro motore di ricerca, collegate a vicende che lo riguardano. Vediamo alcuni nuovi pareri in merito al diritto all’oblio.

I pareri dell’informatico Vinton Cerf e del commissario europeo per la Giustizia Viviane Reding

Rispetto a quanto abbiamo comunicato, è di giudizio opposto l’informatico Vinton Cerf, definito uno dei patriarchi della rete internet. Secondo l’informatico, il diritto all’oblio e tutte le normative ad esso collegate vanno a minacciare la libertà di espressione e la libera circolazione delle informazioni. Sempre secondo Cerf, ad esempio, se un individuo acquista un determinato libro, questo non potrà essere ritirato facilmente ma ci sarà sempre, nel mondo, una libreria che avrà a disposizione quel determinato libro.

Continuando ad analizzare il diritto all’oblio, Cerf ha poi paragonato la richiesta di cancellazione di informazioni alla richiesta di estromettere un determinato oggetto all’interno di un’abitazione. Cerf, infine, ha affermato: “non potete uscire di casa ed andare alla ricerca di contenuti da rimuovere sui computer della gente solo perché volete che il mondo si dimentichi di qualcosa. Non penso che sia praticabile“.

Anche il commissario europeo per la giustizia, Viviane Reding, ha auspicato una riforma globale per la tutela della privacy degli utenti in rete, seppur chiarendo che “il diritto a essere dimenticati non può significare il diritto a cancellare la storia“. Secondo la Reding, infatti, è vero che agli utenti in rete devono essere garantiti gli strumenti per riuscire ad eliminare contenuti riguardanti fatti pregiudizievoli che li riguardano ma è altrettanto vero che non si può cancellare la storia con un semplice clic.

Il pensiero della Corte di Cassazione e del Garante Privacy

Una soluzione di compresso è la pratica più utilizzata dai giudici della Corte di Cassazione, che hanno più volte stabilito che non è necessario rimuovere le informazioni ma il cittadino può chiedere un’integrazione e quindi un aggiornamento delle notizie riportate. In pratica non è obbligatorio cancellare totalmente la notizia ma l’autore o l’editore dell’articolo, dietro la segnalazione del cittadino interessato, dovranno aggiornare le informazioni vecchie con quelle nuove in modo tale che il lettore possa avere un quadro completo di tutta la vicenda.

Anche il Garante Privacy, attraverso diversi provvedimenti, ha adottato una linea simile, dichiarando che “gli stessi articoli possono restare online all’interno dell’archivio storico del giornale. L’editore, però, avrà il compito di accogliere le richieste di aggiornamento dei vecchi articoli allestendo un sistema nell’ambito del citato archivio storico che sia idoneo a segnalare l’esistenza del seguito o dello sviluppo della notizia in modo da assicurare all’interessato il rispetto della propria identità personale, quale risultato della completa visione di una serie di fatti che lo hanno visto protagonista e ad ogni lettore di ottenere un’informazione attendibile e completa“.

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