Nell’articolo di oggi parleremo del diritto all’oblio ed andremo ad analizzare i provvedimenti più interessanti degli ultimi anni emessi dal Garante Privacy italiano.
Le pronunce del Garante italiano per cancellare notizie da Google
Ecco i provvedimenti più recenti, che il Garante italiano ha emesso in merito alla questione inerente a cancellare notizie da Google.
Provvedimento del 24 novembre 2022
In questo provvedimento un soggetto che ha dovuto presentare un reclamo al Garante Privacy dopo aver ricevuto il rifiuto, da parte di Google, di cancellare notizie dal web. In particolare era stata richiesta la rimozione dal web di alcuni articoli che facevano riferimento al suo arresto, condizione che non corrisponde più alla situazione attuale essendo egli libero ed esercitando regolarmente la propria professione. Inoltre, negli articoli veniva anche citato il suo nome su un’altra inchiesta, condizione corrispondente al falso in quanto non ha mai ricevuto alcun avviso di garanzia.
Google ha accolto soltanto parzialmente la richiesta dell’interessato, deindicizzando gli URL da 1 a 3, mentre per i restanti ha dichiarato di non poter aderire alla richiesta in quanto si tratta di informazioni recenti aventi contenuto giornalistico rispetto alle quali non può ritenersi venuto meno l’interesse della collettività ad averne conoscenza tenuto conto che riguardano vicende giudiziarie riferite a reati gravi connessi all’attività professionale del reclamante.
Secondo il Garante Privacy, invece, la vicenda in questione si è conclusa con la condanna del reclamante, ma di tale esito non è data alcuna informazione né nell’articolo oggetto di contestazione, né in ulteriori articoli presenti in rete con la conseguenza che le notizie in tal modo reperibili non risultano aggiornate agli sviluppi successivi restituendo pertanto un quadro fuorviante che veicola l’impressione che il medesimo sia ancora sottoposto a misura cautelare e che il procedimento sia tuttora in corso.
Nel caso in esame, in associazione al nominativo dell’interessato, risulta reperibile in rete solo l’articolo sopra indicato che risulta fermo alla fase iniziale della vicenda giudiziaria che ha coinvolto il reclamante, riportando la notizia dell’intervenuto arresto senza gli aggiornamenti necessari a restituire un quadro rispondente alla posizione giudiziaria attuale del medesimo, ed è per questo che il reclamo è stato ritenuto fondato.
Provvedimento del 13 aprile 2023
La vicenda di questo provvedimento emesso dal Garante nasce in data 11 novembre 2021 quando un cittadino si è visto rifiutare la sua richiesta di rimuovere informazioni personali da internet, da parte del motore di ricerca Google. In particolare, l’interessato aveva chiesto la cancellazione di 99 URL da ricerca Google, in associazione al proprio nominativo e riguardanti la notizia del suo arresto nell’ottobre del 2019, quale misura cautelare disposta nel contesto di un’indagine riguardante presunti atti corruttivi coinvolgenti magistrati tributari.
Secondo il reclamante gli articoli non sono stati aggiornati con gli sviluppi che ha avuto l’iter giudiziario e gli utenti della rete, navigando su Google, potrebbero erroneamente pensare che sia ancora sottoposto a misura cautelare. Il motore di ricerca, invece, in una nota ha dichiarato quanto segue:
- 4 dei 99 URL sono duplicati, pertanto la richiesta di rimozione è relativa a 95 URL;
- Gli URL indicati dal n. 1 al n. 23 non possono essere deindicizzati in quanto non associati al nominativo del reclamante;
- Per i restanti URL non è possibile accogliere la richiesta di rimozione in quanto trattasi di articoli di recente pubblicazione (2019), elemento questo che, unitamente alla gravità del reato ascrittogli, induce a ritenere sussistente un interesse generale alla reperibilità della notizia; gli URL infatti riportano informazioni relative ad un procedimento penale ancora in corso.
Il Garante Privacy, analizzando la documentazione ed i relativi sviluppi della vicenda, ha constatato che non può essere venuto meno l’interesse pubblico alla conoscibilità della vicenda, sia per un discorso legato al fattore temporale che in merito all’attuale carica pubblica ricoperta dall’interessato. Per queste motivazioni il reclamo è stato ritenuto infondato.
Provvedimento del 29 ottobre 2020
Il provvedimento del 29 ottobre 2020 emesso dal Garante Privacy è inerente una richiesta di rimozione di alcuni URL, presentata da un cittadino, collegati a contenuti riguardanti una vicenda giudiziaria nella quale l’interessato è stato coinvolto in un altro Paese, a seguito di accuse di molestie sessuali rivolte nei suoi confronti da alcune donne ed in relazione alle quali è intervenuta una sentenza di patteggiamento “a seguito di assunzione di colpa” da parte sua.
Secondo il cittadino, i fatti di cronaca narrati negli articoli sono risalenti nel tempo, avvenuti in un altro continente e la pena inflitta è stata interamente scontata. Il Garante ha ritenuto il reclamo infondato in quanto si tratta di un reato grave, motivo per cui deve ritenersi sussistente l’interesse pubblico.