Cancellare nome da siti porno su Google

L’utilizzo incontrollato di social network, siti web e piattaforme online spinge ogni giorno milioni di utenti a condividere informazioni personali in rete (foto e video, ma non solo), accrescendo così l’immenso bacino di dati presenti sul web. Nessun problema quando è il titolare stesso a pubblicare i suoi dati online, ma cosa succede quando un terzo estraneo diffonde in rete immagini e/o video associate al nome e cognome di qualcun altro? In questi casi di norma il contenuto delle informazioni diffuse ha natura pornografica: questo fenomeno prende il nome di revenge porn.

Il revenge porn consiste quindi nella condivisione in rete di contenuti a sfondo sessuale senza il consenso delle vittime, a prescindere che le stesse abbiano coscientemente acconsentito ad essere immortalate o meno. Il fenomeno è caratterizzato da una forte componente passionale, che spinge – nella stragrande maggioranza dei casi – gli ex compagni delle vittime a diffondere in rete contenuti pornografici con il chiaro intento di infangare e denigrare la loro reputazione; a volte però la condivisione massiccia di video porno privati viene fatta “per gioco” da persone che, molto probabilmente, non sono coscienti della reale portata dei social networks e dei mezzi di comunicazione istantanea di cui tutti facciamo uso quotidianamente. Le vittime si trovano così a dover fare i conti con la mortificazione pubblica ed il biasimo collettivo, non riuscendo in molti casi a sopportare il peso di tale vendetta. Negli ultimi anni questo fenomeno è infatti balzato agli onori della cronaca per diversi casi di suicidio di donne che hanno subito attacchi di revenge pornPer evitare che tragedie del genere si possano ripetere, come è possibile difendersi dal fenomeno del revenge porn?

Occorre innanzitutto distinguere tra casi di revenge porn finalizzato all’estorsione di denaro (dove attraverso l’adescamento online la vittima è costretta a versare somme di denaro per evitare che le proprie immagini siano rese pubbliche) da quello strictu sensu (effettuato da persone che intendono vendicarsi delle vittime perchè abbandonati o rifiutati), o ancora da quello realizzato nei confronti di minori (il più delle volte tramite la condivisione su sistemi di messaggistica istantanei  di conversazioni private aventi contenuto sessuale).

A prescindere dalla eventuale responsabilità penale di chi ha materialmente diffuso il materiale pornografico (la cui identità è il più delle volte estremamente difficile da scoprire) ciò che importa maggiormente è rimuovere le immagini da internet. La vittima dovrà innanzitutto chiedere la cancellazione dei contenuti pornografici al webmaster, indirizzando la propria richiesta al Titolare del trattamento del sito (da individuare attraverso la Privacy Policy, che deve essere presente in ogni sito web) per ottenere l’immediata rimozione dei dati personali diffusi illecitamente. Qualora il webmaster non sia rintracciabile (si pensi alle app di messaggistica) o non abbia dato alcun riscontro, l’interessato può richiedere la cancellazione delle immagini/video porno contenenti il nome e cognome a Google; a tal fine il motore di ricerca ha predisposto un modulo per la segnalazione dei casi di revenge porn sul suo sito, dove la vittima può segnalare le URL contenenti i suoi dati personali e chiederne la rimozione dai risultati di ricerca connessi al suo nominativo. Nel caso di minori, il Garante per la privacy ha predisposto una procedura specifica per contrastare il fenomeno del cyberbullismo; con un apposito modulo il genitore o l’esercente la potestà genitoriale può chiedere di rimuovere le immagini o i video che ritraggono il minore e il Garante ha l’obbligo di provvedere alla loro cancellazione entro le successive 48h. E’ possibile anche chiedere a Google di cancellare i Risultati di Ricerca individuati.

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